
Il ruolo della psicoterapia all’interno dei Centri di Salute Mentale. Intervista a Flavia Forato.

La patta per accordo.
La notte stellata. Rivista di psicologia e psicoterapia n° 1/2025 – L’INTERVISTA- pag. 2-3
Dalle tossicomanie alle nuove dipendenze: costanti e differenze dentro e fuori dalla stanza di terapia.
Intervista a Luigi Cancrini.
Intervista a Luigi Cancrini
a cura di Cristiana Chirivì*
Riprese e montaggio Andrea Ferrazza**
Abstract
Nei consueti incontri per la rubrica Dialoghi della nostra rivista, incontriamo oggi il Prof. Cancrini per approfondire insieme il tema delle dipendenze e di quegli aspetti che accomunano o meno le tossicomanie di ieri alle dipendenze del post-modernismo soffermandoci anche su come si è evoluto il lavoro dentro e fuori dalla stanza di terapia. Il primo aspetto su cui il Prof. Cancrini ci invita a riflettere è l’uso e abuso, appunto, della stessa parola “dipendenza” che cosa ben diversa è dall’abitudine senza la quale è difficile vivere al contrario della prima che porta con sé, invece, una sofferenza significativa propria e dell’altro e un’impossibilità ad interrompere quel comportamento autolesivo. In queste situazioni, per quel che riguarda il nostro lavoro, rimane fondamentale il coinvolgimento della famiglia, d’origine o nucleare, come risorsa da attivare e senza il cui aiuto è difficile ottenere dei cambiamenti importanti. E se, da un lato, nel lavoro con le famiglie ci possiamo ancora rifare ad uno schema generale alla Minuchin, dall’altro possiamo e dobbiamo con loro riscrivere ogni volta un romanzo ricco di quei particolari che fanno la differenza. Uscendo dalle stanze di terapia e allargando lo sguardo a come oggi le dipendenze vengono trattate a livello politico e di servizio pubblico, la sensazione cambia e non si può certo parlare, anche qua, di risorse. Non ci sono risorse economiche e di personale, non c’è interesse politico, non c’è una cultura psicoterapeutica adeguata alle tematiche e l’inadeguatezza quantitativa comporta, inevitabilmente, inadeguatezza qualitativa. Il tentativo, oggi, sembra solo quello di limitare i danni. Mostrandoci il suo rimpianto per gli anni in cui, invece, questi temi erano centrali nei dibattiti politici e si faceva tanto e con entusiasmo, il Prof. Cancrini si mostra fiducioso nella nostra nuova generazione di psicoterapeuti per una riapertura del dialogo e una diffusione di quella cultura psicoterapeutica necessaria a riportare qualità.
Abstract
In the usual meetings for the Dialogues column of our magazine, today we meet Prof. Cancrini to explore together the theme of addictions and those aspects that unite or not the drug addictions of yesterday with the addictions of post-modernism, also focusing on how the work has evolved inside and outside the therapy room. The first aspect on which Prof. Cancrini invites us to reflect is the use and abuse, precisely, of the same word “addiction” which is very different from the habit without which it is difficult to live, unlike the first which brings with it, instead, significant suffering of oneself and of the other and an impossibility to interrupt that self-harming behavior. In these situations, as far as our work is concerned, the involvement of the family, of origin or nuclear, remains fundamental, as a resource to be activated and without whose help it is difficult to obtain important changes. And if, on the one hand, in working with families we can still refer to a general scheme like Minuchin, on the other hand we can and must rewrite with them each time a novel full of those details that make the difference. Leaving the therapy rooms and broadening the view to how addictions are treated today at a political and public service level, the feeling changes and we certainly cannot speak, here too, of resources. There are no economic and personnel resources, there is no political interest, there is no psychotherapeutic culture adequate to the issues and quantitative inadequacy inevitably leads to qualitative inadequacy. The attempt, today, seems only to limit the damage. By showing us his regret for the years in which, instead, these themes were central to political debates and so much was done with enthusiasm, Prof. Cancrini shows himself confident in our new generation of psychotherapists for a reopening of dialogue and a diffusion of that psychotherapeutic culture necessary to bring back quality.
Link all’intervista: Intervista Luigi Cancrini
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Note
*Cristian Chirivì, Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale..
Riprese e montaggio:
** Andrea Ferrazza, Psicologo e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale.
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