Ma chi si occuperà del bimbo nella sua interezza?.

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La notte stellata. Rivista di psicologia e psicoterapia n° 2/2018 – LA PROPOSTA – pag 37- 49

“Ma chi si occuperà del bimbo nella sua interezza?”

Uno sguardo sistemico in un centro di riabilitazione per l’età evolutiva.

a cura di Maria Elisabetta Berardi*


L’articolo prendendo spunto dalle riflessioni di Winnicott sulla necessità nella cura pediatrica di tenere insieme i fattori emotivi e quelli anatomici o fisiologici, ne propone l’attualità in un ambito ancora troppo medicalizzato come quello della riabilitazione dell’età evolutiva.
L’ottica sistemica con la sua flessibilità si è sempre adeguata alle necessità dei servizi costruendo contesti adeguati a comprendere a pieno il disagio ed anche in un campo che non ha obiettivi esplicitamente terapeutici, come quello riabilitativo, dà il prezioso contributo di riconoscere la complessità di situazioni cliniche che spesso vengono appiattite da un pensiero lineare.
Un occhio sistemico all’interno dell’équipe riabilitativa può essere fondamentale per i tanti aspetti che ruotano intorno al momento della diagnosi, non solo accogliendo i vissuti di lutto della famiglia nelle situazioni di handicap grave. Attraverso il racconto di una situazione clinica viene messo in luce come lo psicologo, chiamato a definire meglio diagnosi che non hanno riscontri neurologici o metabolici, è in grado di restituire completezza a diagnosi spesso solo descrittive. Il lavoro psicologico infatti non può essere solo quello di somministrare test per “misurare” un disturbo evolutivo che in realtà spesso è un segnale di ricerca di aiuto ed in quanto tale deve essere riconosciuto.

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The article, taking a cue from Winnicott’s reflections on the need in pediatric care to hold together the emotional factors and the anatomical or physiological ones, proposes the currentness in a still too much medicalized context such as the rehabilitation of the developmental age.
The systemic approach with its flexibility has always been adapted to the needs of the services by constructing adequate contexts to fully understand the discomfort and also in a field that has no explicit therapeutic goals, such as rehabilitation, giving the valuable contribution to recognize the complexity of clinical situations that are often deadened by linear thinking.
A systemic eye within the rehabilitation team can be fundamental to the many aspects that revolve around the moment of the diagnosis, not only accepting the family mourning experiences in serious disadvantaged situations. Through the telling of a clinical situation it is highlighted how the psychologist, called to better define diagnoses that do not have neurological or metabolic findings, is able to return completeness to diagnoses often only descriptive. In fact, psychological work cannot only be that of administering tests to “measure” an evolutionary disorder that in reality is often a sign of seeking help and as such must be recognized.



Note

*Dott.ssa Maria Elisabetta Berardi, Psicologa, Psicoterapeuta, Didatta Istituto Dedalus

 

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