Giovanni Francesco de Tiberiis*
Abstract
Nell’articolo qui presentato, prendendo spunto da una serie televisiva che racconta il ricovero in un SPDC di un giovane uomo, si analizzano alcuni aspetti delle dinamiche interpersonali all’interno del reparto, tra operatori, tra questi ed i ricoverati, così come all’interno del gruppo degenti. Si sottolinea nell’articolo quella dimensione presente con forza, ma spesso sottaciuta o non adeguatamente considerata, del dolore psichico. La serie è capace di restituire allo spettatore anche il faticoso lavoro, strutturato, consapevole o molto spesso invece “tra le righe” che tutti sono costretti con motivazioni e bisogni diversi a svolgere per cercare di trovare un luogo interno, una possibilità affettiva capace di “salvarci” dall’abisso di un caos emotivo e mentale che è appunto quel dolore psichico dal quale è necessario, percorrendolo, allontanarsi.
Abstract
In the article presented here, taking a cue from a television series that speaks about the hospitalization of a young man in a SPDC, we analyze some aspects of the interpersonal dynamics within the ward, between operators, between them and the patients, as well as within the patients group. The article underlines the forcefully present dimension of psychic pain, often understated or inadequately considered. With different motivations and needs, patients are forced to try to find an internal place, an emotional possibility capable of “saving” us from the abyss of an emotional and mental chaos which is exactly the psychic pain from which it is necessary, by going through it, to get away
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